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Progetto minore. Alla ricerca della minorità nel progetto urbanistico ed architettonico

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  Uno statuto minore è quindi un’opportunità per rintracciare tra le fessure della crisi nuove pratiche progettuali in opposizione a forze dominanti, maggiori. Il  progetto minore  è quel “progetto operatore di critica e resistenza ad un orizzonte totalizzante”. Emerge quindi la valenza etica e politica del progetto minore che si manifesta nell’opposizione alla dimensione omologante del maggiore. Qua diventa evidente il più che esplicito riferimento all’indagine di Deleuze e Guattari (1975) sulla  letteratura minore , forma letteraria in cui ogni fatto individuale è necessariamente innestato sulla politica. Parafrasando sempre Deleuze e Guattari la forza del minore risiede nella capacità non solo di resistenza, ma soprattutto nella possibilità di destituire e sovvertire dall’interno l’arroganza del tono del progetto aderente alla mercificazione, all’appiattimento dei valori.

Flying panels. How concrete panels changed the world: How Concrete Panels Changed the World

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Flying panels looks at how a building technology became a powerful tool for the construction of a new society. After the second world war, the development of prefabricated concrete panels drastically transformed the techniques used to build the modern world. Manual labour was replaced by automated mass production, and new concrete elements were used in billions of square metres of housing around the planet. Before turning into what many consider a dull face of our cities today, the stunning image of a concrete panel soaring through the sky appeared in all forms of popular culture: from paintings, photographs, drawings, and films, to poster, cartoons, children's toys, and opera sets. Flying panels brings together a group of architects, historians, ephilosophers, and curators to discuss the way in which concrete panel systems spread across the world, reflecting on their cultural influence, from the second half of the twentieth century to the present.  

Cosmotecnica. La questione della tecnologia in Cina

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Grazie alla modernizzazione accelerata degli ultimi decenni, la Cina si avvia a diventare la più grande potenza tecnologica del mondo. Eppure, nel pensiero filosofico cinese la tecnica non è mai esistita. E così, se l'Occidente resta fermo nella sua convinzione che l'intera «questione della tecnologia» possa essere spiegata nei termini universali della tradizione europea, la stessa Cina sembra destinata a replicare gli identici disastri, le identiche storture che hanno portato alle devastazioni sociali, economiche e ambientali lasciate in eredità dal colonialismo prima e dalla globalizzazione poi. Yuk Hui tenta un approccio diverso. Attraverso la rilettura del pensiero tradizionale cinese e di filosofi asiatici quali Feng Youlan, Mou Zongsan e Keiji Nishitani, introduce un concetto nuovo: quello di cosmotecnica, «l'unificazione tra ordine cosmico e ordine morale per mezzo di attività tecniche». L'obiettivo è non solo ipotizzare un diverso esito della questione tecnologi

IL FUNGO ALLA FINE DEL MONDO, ANNA LOWENHAUPT TSING

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 Anna Tsing è un'antropologa, una femminista, una viaggiatrice e una visitatrice di mondi altri che proprio alla luce di questa curiosità verso l'inaspettato riesce a ribaltare una serie di preconcetti: quando ci imbattiamo in qualcosa che resta, come questi funghi, pensiamo a qualcosa che sopravvive e di precario che fa da scarto rispetto al resto. Qualcosa di bellissimo, ma appunto di deviato ed eccezionale, in una tacita acquiescenza rispetto all'idea della norma imposta dalla modernità. Ma se invece «i nostri tempi sono maturi per una sensibilità verso la precarietà?» Tsing definisce la precarietà come «la condizione in cui si è vulnerabili rispetto agli altri. Ogni incontro imprevedibile ci trasforma; non abbiamo il controllo, neanche di noi stessi». In questa frase così semplice e breve c'è un intero sistema di pensiero che si avvicenda a un altro: c'è l'idea di poter essere fragili e aperti senza essere sconfitti e spacciati; la fiducia nel fatto che la p

Contributo Finale _ Prima Idea

  Titolo: Culturalmente Tecnologia Saggio Scientifico Vive una tacita accettazione che esista un solo tipo di tecnica e tecnologia, nel senso che queste ultime sono ritenute antropologicamente universali e quindi universalmente transportabili/trasnazionali, poiché esse hanno le stesse funzioni attraverso le diverse culture (Martin Heidegger). L’antropologo Leroi-Gourhan fa una distinzione tra “fatti tecnici” e “tendenza tecnica”  cercando  quindi di fornire una spiegazione per le somiglianze e le differenze tra le invenzioni tecniche tra culture diverse.  Vorrei immaginare come nel 2060 la tecnologia, fino ad oggi “tendenza tecnica”, diventi un “fatto tecnico”, cioè un futuro in cui le specificità culturali cominceranno ad imporsi sulla tecnologia. Cosi da variare la propria forma, la sua funzione,ecc.. poiché, quasi impossibile negare che, la tecnica possa essere intesa come estensione del corpo o esteriorizzazione della memoria. In questo modo sarà non più universale e quindi non

STEP #9 : lo slogan

"Cultural Trasfert  for Sustainable Future"

STEP #8 - l'arte figurativa

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Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? è un dipinto del pittore francese Paul Gauguin, realizzato nel 1897 e conservato al Museum of Fine Arts di Boston.